Presto sarà avviata la fase di sperimentazione sull'uomo.
VERONA - Le "piante mamme" per eccellenza, affermano i ricercatori, sono soprattutto il tabacco, il mais e specie meno conosciute come il carthamus tinctorius, nota anche come zafferanone. Funzionano un pò come delle incubatrici: modificate geneticamente, producono, infatti, le molecole terapeutiche. Allo studio, oltre ai biovaccini contro l'AIDS e l'HIV ottenuti dal tabacco e dal mais, ci sono anche molecole contro il diabete di tipo 1, l'influenza umana, la varicella e l'influenza aviaria. I vantaggi sono enormi: a partire dai costi, che risultano abbattuti di cento volte rispetto alle tradizionali modalità di produzione di vaccini e antibiotici in colture di cellule batteriche e di mammifero.
Non vi saranno, però, investimenti da parte dell'industria farmaceutica, proprio per via dei bassi costi che per le aziende vogliono dire anche bassi ricavi! Ad affermarlo, con rabbia e rassegnazione, sono stati gli oltre 150 scienziati e ricercatori provenienti da tutto il mondo e riuniti da ieri a Verona per il secondo Congresso mondiale su "Vaccini e antibiotici prodotti in pianta". A illustrare i vantaggi della biotecnologia vegetale, Mario Pezzotti, docente di Genetica agraria all'Università di Verona e organizzatore del Congresso: "Questo metodo innovativo consente di sostituire i sistemi di produzione convenzionali, basati solitamente su colture di cellule batteriche o di mammifero, con sistemi vegetali molto più sicuri e convenienti". La ragione è presto detta: le piante, ad esempio, necessitano di minimi dispendi di energia, potendo sostentarsi attraverso la fotosintesi, con i minerali del suolo, l'acqua e l'energia solare. Inoltre non richiedono un ambiente sterile né altre condizioni controllate, cosa che consentirebbe di superare le difficoltà di trasporto verso quei Paesi dove non è possibile mantenere la catena del freddo che, sola, consente la conservazione delle sostanze farmacologiche. Le colture vegetali, poi, non sono soggette all'aggressione di agenti patogeni animali o umani e rappresentano, dunque, una fonte sicura. Insomma, sembrerebbe la soluzione ideale anche per produrre vaccini contro patologie devastanti (come appunto AIDS e TBC) che, grazie all'abbattimento dei costi, avrebbero facile accesso nei Paesi in via di sviluppo, garantendo così una protezione adeguata proprio nelle aree più colpite. Eppure, come dicevamo prima, i biovaccini non sembrano interessare alle industrie farmaceutiche: "Gli scienziati sanno come produrre questi vaccini dalle piante, con enormi vantaggi e costi ridotti, ma quello che ci blocca - ha affermato Pezzotti - è la mancanza di investimenti da parte delle grandi industrie farmaceutiche, che preferiscono invece, investire nei canali tradizionali". Anche qui, la ragione è facile da indovinare: "Le aziende - dice l'esperto - non sono attratte da un prodotto che avrebbe anche un basso costo al consumo".
Il seguente video approfondisce l'interazione tra TBC e AIDS