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giovedì 7 giugno 2007

Storia del pene. Da Adamo al Viagra


David M. Friedman ricostruisce nei dettagli la “Storia del pene. Da Adamo al Viagra” (Castelvecchi editore), passando per il malleus maleficarum, Sant’Agostino e Leonardo. Le storie terribili iniziano con la caccia alle streghe. Per cominciare, le sedicenti serve di Satana erano accusate di avere copulato col demonio e tramite il suo sperma, di averne acquisito i suoi tratti diabolici. Il timore del seme del diavolo riflette lo spettro dell’impotenza umana, condanna da rifuggire eppure implacabile.

L’impotenza divenne la prima causa per ottenere l’annullamento del
matrimonio e dunque, ai fini della dimostrazione scientifica, l’accusato era sottoposto a prove imbarazzanti sotto gli occhi della moglie e di un prete. Alcuni tribunali ecclesiastici prevedevano una prassi nota come congresso carnale per dimostrare la veridicità dell’accusa. Mariti stimolati da altre donne sotto gli occhi della moglie e matrone incaricate di somministrare ai coniugi pozioni e lozioni propiziatorie mentre dovevano giacere nel letto diversi giorni. Agostino, nonostante la celebre massima “dammi la castità Signore, ma non subito”, nutriva una pessima considerazione dell’erezione e dello sperma perché trasmette il peccato originale, e come riporta Elaine Pagels il filosofo «eserciterà un’influenza predominante sul Cristianesimo occidentale, sia cattolico sia protestante, e darà altresì un’impronta alla cultura occidentale, cristiana o no». Ma è curioso notare che in molte rappresentazioni del Bambin Gesù nudo, l’attenzione degli astanti, che siano angeli o Re Magi si concentra proprio sulle pudende del neonato.

Questa ostentatio genitalium era una metafora per esprimere la natura umana di Cristo, un significato ben lontano rispetto alle interpretazioni riguardanti il demonio. Le prime illazioni scientifiche sulle dimensioni sono firmate da Leonardo che specifica che «alla donna il pene piace il più possibile grosso, mentre l’uomo desidera la vulva bella stretta». L’Illuminismo invece punta il dito contro la dispersione del seme e Tissot, “né ciarlatano né maniaco religioso” raccolse le storie dei suoi pazienti, divenuti “cadaveri” a causa della pratica solitaria. Secondo lo scrittore tedesco S.G. Vogel, il rimedio contro l’onanismo era una versione aggiornata dell’infibulazione, una prassi inventata dagli antichi Greci in cui il prepuzio, tirato in avanti, veniva cucito o legato. L’insicurezza legata al pene e alla volontà di sottometterlo con pratiche coercitive è profondamente connessa al presentimento di esserne dominati e non viceversa. Ma arriva un momento, nel 1998, in cui si vorrebbe che fosse lui a dominare gli uomini, e per sempre, per non vedersi costretti a ingerire ancora una volta una pillola blu e ostentare una spontanea virilità.

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