"Una delle fondamentali caratteristiche della civilta' greca e' senza dubbio la grande importanza attribuita nel corso del suo sviluppo all'uomo, divenuto centro dell'attenzione di filosofi, legislatori, artisti e poeti. Furono i Greci infatti ad incominciare a studiare l'intima struttura e il funzionamento dell'organismo, gettando in tal modo le basi della "scienza biologica", che ricerca le leggi e le ragioni stesse della vita. E appunto per merito di tale scienza non solo la malattia cessa di essere l'imperscrutabile flagello mandato dalle divinita' per divenire qualcosa di umano che vive nelle leggi umane, ma anche la medicina cessa di essere patrimonio assoluto e segreto del tempio per divenire arte umana, a tutti accessibile.
Il principale merito di tutto cio' va senza dubbio al grande Ippocrate, colui che, vissuto cinquecento anni prima di Cristo, e' ritenuto universalmente il padre della medicina. Nato nel 460 a.C. nell'isola di Coo, egli assimilo' ogni sapienza medica e costrui' con essa un edificio di dottrina che sfido' i secoli e che oggi, dopo 2500 anni, si dimostra, alla luce della scienza moderna, piu' vero e piu' vitale che per il passato. Egli infatti insegno' che nel malato e' racchiuso il mistero della malattia e che per svelarlo occorre esaminare l'individuo che lo nasconde, cioe' il malato stesso. Ecco perche' egli puo' essere considerato l'iniziatore dell'attivita' clinica, arte e scienza insieme che insegna a visitare il paziente, a cogliere i minimi indizi che possano rivelare la natura della malattia in lui attiva e presente.
Ippocrate non conobbe invero tutti i segni; non conobbe nemmeno quello che sembra piu' banale e cioe' il polso. Ma quanta profonda saggezza nelle sue sentenze, quanta chiarezza nelle sue vedute dell'ampio disegno in cui oggi scorgiamo l'embrione della scienza più attuale! Ne, d'altra parte, egli fu il solo soprattutto per merito di quella celebre scuola che fu detta Alessandrina, dalla quale uscirono i piu' famosi medici dell'antichità" (A. Pazzini).
Ecco un esempio di cartella clinica tratto da un libro di appunti attribuito ad un medico greco viaggiante e intitolato "Le epidemie", ove risultano registrati l'inizio e il decorso delle malattie, l'eta', il sesso e ogni altro particolare utile alla diagnosi e alla conseguente terapia.
"Il giovane, che era ammalato al Mercato dei Bugiardi, prese una febbre dopo aver fatto una lunga corsa.
1° giorno: intestini in subbuglio; urine scarse, piuttosto scure; mancanza di sonno, sete;
2° giorno: peggioramento di tutti i sìntomi; mancanza di sonno; idee e parole disordinate; lieve sudore;
3° giorno: sconforto; sete; nausea; molta agitazione; affanno; mente errabonda; mani e piedi lividi e freddi; pancia tesa dalle due parti e piuttosto molle;
4° giorno: mancanza di sonno; tendenza al peggioramento;
5° giorno: morto" (traduzione a cura di G. De Luca).
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lunedì 3 marzo 2008
Ippocrate e la scienza medica
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